Barbara Bonomi Romagnoli | word
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Narrazioni tossiche

A Roma, la notte dello scorso Natale, una donna è stata violentata e tenuta segregata fino al mattino dopo. A seguito della denuncia, l’uomo che ha compiuto il reato è stato arrestato. L’ennesimo caso di violenza efferata, alla quale è seguita la violenza della cattiva informazione giornalistica. Negli articoli usciti su Il Messaggero, Open, Voxnews – per citarne solo alcuni – abbiamo assistito al solito esercizio di cattiva scrittura e narrazione tossica della violenza, anche violando la deontologia professionale. A parte i nomi di fantasia, la cronaca ha riportato elementi presenti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, fra cui le parole pronunciate dalla donna durante le atroci ore della violenza subita. Ovviamente senza chiederle il consenso.

Wangari Muta Maathai, ritratto della signora degli alberi che cambiò la storia del Kenya

Il suo volto è dipinto o tratteggiato su molti Matatu che girano per Nairobi, i pulmini affollati ed economici che fungono da servizi pubblici nelle grandi città kenyane. Sono minivan dai colori sgargianti, nonostante alcune norme recenti li vorrebbero più sobri. E fra ritratti di cantanti, personaggi dei fumetti, un Cristo risorto e uno slogan politico, c’è anche lei: Wangari Maathai.

Intervista a Pietro Follini, designer ecologico

È possibile progettare oggetti che tengano conto della relazione fra essere umani e mondo vegetale? Si può essere ecologici e belli al tempo stesso utilizzando materiali di riciclo? Per Urban Symbiosis Design la risposta è affermativa e anche concreta, con la creazione di elementi per l’arredo che ospitano piante bio-filtranti e hanno come fine ultimo il benessere di chi vive quei luoghi. Urban Symbiosis Design nasce dalla ricerca di Pietro Follini, che da anni intreccia il suo viaggio creativo fra arte, design e comunicazione.

Sessismo: cognomi e nuove parole

Da circa dieci anni utilizzo il doppio cognome: non perché abbia origini nobili ma come forma di protesta riguardo la mancata possibilità in Italia di utilizzare come meglio si voglia il cognome materno, da solo o in coppia con quello paterno, possibilmente in ordine alfabetico a sancirne il pari valore. Spesso e volentieri la mia è considerata una boutade da femminista eppure recentemente anche la Corte Costituzionale si è nuovamente pronunciata dicendo che il cognome unico è un retaggio patriarcale sollecitando nuovamente il Parlamento a legiferare in materia. Una sentenza del 2016 della Corte aveva già dichiarato l’incostituzionalità delle norme relative al cognome finora vigenti che hanno sempre prediletto quello paterno al materno. Dopo quella sentenza è possibile dare entrambi i cognomi ma sempre facendo seguire quello materno a quello paterno.

La nostra Nig, la nostra schiava

«Nessuno l’avrebbe presa. Era nera, nessuno l’avrebbe amata. Sarebbe dovuta tornare e restare più che mai alla mercé della padrona». E non una padrona qualunque, ma una donna «altezzosa, turbolenta, lunatica e severa. In parole povere, una scorbutica in tutto e per tutto» che riversa sulla piccola Alfrado, detta Frado, e soprannominata Nig – diminutivo di nigger – una violenza inaudita e feroce per anni e anni, per niente smussata dalla finzione letteraria … la quale altro non è che la vicenda autobiografica di Harriet E. Wilson. Nata nel 1825 in...

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