Barbara Bonomi Romagnoli | deep
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Potenza delle femministe

Potente. È l’aggettivo che più è risuonato nei commenti finali, o riparlandone poco dopo fra amiche, a chiusura della due giorni che si è tenuta a Firenze il 30 novembre e 1° dicembre scorso, dal titolo “Violenza e utopie”, con l’idea, come suggerito nell’invito dalle promotrici, che “se nell’oggi, infatti, il potere vuole costringere tutt* nello spazio soffocante della paura, impedendo sogni in avanti, emerge una speranza disubbidiente, che fa uscire dall’afasia suscitata dallo smarrimento per questo mondo in cui non si è scelto di vivere: le varie pratiche di...

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Il materalismo carnale che fa parlare i corpi sessuati

Intervista a Rosi Braidotti, sul suo libro «Il ricordo di un sogno»

Un romanzo, la cui protagonista è la storia di una famiglia sparsa per il mondo, dal Friuli all’Australia, ricostruita nell’avvicendarsi degli avvenimenti storici del Novecento con la S maiuscola, attraverso le voci delle donne che l’hanno attraversata: è questo il nuovo lavoro di Rosi Braidotti, filosofa femminista, Il ricordo di un sogno (Rizzoli 2024), un progetto iniziato negli anni Novanta, in un costante dialogo con sua mamma Bruna e con la possibilità di intervistare nonne e zie, finché erano in vita. Vicende che hanno segnato profondamente Braidotti, il suo modo di stare al mondo con uno sguardo che l’ha accompagnata in tutto il suo percorso di riflessione filosofica. Anche per questo dichiara: «Questa storia l’ho scritta con il cuore, dopo aver accettato di condividere il sogno di mia mamma; l’ho scritta con la mente, organizzando da ricercatrice metodica tutto il materiale d’archivio; ma l’ho scritta soprattutto con i piedi, tracciando un itinerario che si snoda attraverso mezzo mondo». E, aggiungiamo noi, attraverso differenti toni e linguaggi, ripresi da lettere, appunti, documenti, fotografie e sogni.

L’inferno delle giornaliste

Leggere l’indagine realizzata da Alice Facchini per il periodico indipendente di giornalismo d’inchiesta IrpiMedia dal titolo Come ti senti? – che per la prima volta in Italia approfondisce il tema della salute mentale delle persone che lavorano come freelance nel settore giornalistico, con un focus specifico sull’impatto delle molestie e delle discriminazioni di genere – ha due effetti immediati sul pubblico femminile.

Il primo è il sentimento di appartenenza: molte di quelle testimonianze appartengono anche a noi lettrici, indipendentemente dall’essere o meno giornaliste. In secondo luogo, a colpisce il fatto che solo il 37% delle giornaliste intervistate ritenga che le molestie siano un rischio per il proprio benessere psicologico, anche se la percentuale sale al 59% quando si parla di discriminazioni legate al genere.

Chi era Laura Conti, la pioniera dell’ecologismo che abbiamo dimenticato

  • con Marina Turi

Lo sguardo in prospettiva, al di là dell’immediato, sia nello spazio che nel tempo, e la scrittura divulgativa di una scienziata come Laura Conti è quello che oggi manca. Infatti Laura non c’è. È morta il 25 maggio del 1993. Se fosse ancora qui tra noi oggi avrebbe più di cento anni, essendo nata il 31 marzo del 1921, a Udine, qualche anno dopo la fine della prima guerra mondiale, da una famiglia costretta a cambiare più volte città: da Trieste a Verona e poi a Milano, perché il padre di Laura era un antifascista. Lei, figlia unica, di quegli anni aveva un ricordo limpido, come scriveva nei suoi manoscritti: “La mia divenne una famiglia che si opponeva al mondo, disperata e molto sola”.

Wangari Muta Maathai, ritratto della signora degli alberi che cambiò la storia del Kenya

Il suo volto è dipinto o tratteggiato su molti Matatu che girano per Nairobi, i pulmini affollati ed economici che fungono da servizi pubblici nelle grandi città kenyane. Sono minivan dai colori sgargianti, nonostante alcune norme recenti li vorrebbero più sobri. E fra ritratti di cantanti, personaggi dei fumetti, un Cristo risorto e uno slogan politico, c’è anche lei: Wangari Maathai.

Memorie condivise per tasselli di futuro

La mappa è lì, appoggiata sui tavolinetti tondi del Giardino. Quando entro e la vedo subito penso a Liana, ai suoi quaderni fitti di appunti dalla scrittura minuta, ai suoi sorrisi e sussurri, alle sue mappe concettuali, sentimentali e politiche.

È il 3 dicembre 2022 e ci ritroviamo di nuovo a Firenze, al Giardino dei Ciliegi per una due giorni dal titolo “Diffrattivamente, con amore. Per condividere ancora le eredità plurali di Liana Borghi” e per far sì che l’affetto circolare e performativo che proviamo per lei, scomparsa nel 2021, crei nuove mappe e tessiture.

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