Barbara Bonomi Romagnoli | Sostenere il femminismo
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Sostenere il femminismo

A un anno dalla sua nascita, Semia, il primo fondo femminista italiano, lancia un bando rivolto alle organizzazioni che in Italia lavorano per i diritti e l’uguaglianza di genere, e annuncia la composizione di un nuovo board di esperte. L’obiettivo: sostenere il femminismo a partire dai soldi

A un anno dalla sua nascita, Semia – Fondo delle Donne, il primo fondo femminista italiano, ha lanciato il bando 2024 per l’erogazione di contributi e formazione e presentato il suo nuovo advisory board, composto da figure di spicco nel settore della giustizia di genere, dei diritti umani e della filantropia femminista.

Il bando, che resterà aperto fino al 31 ottobre, ha l’obiettivo di rafforzare l’azione delle organizzazioni sul territorio, soprattutto quelle medio-piccole, andando così a sopperire alla carenza di risorse rilevata nel 2023 nella mappatura del movimento femminista in Italia, la prima azione intrapresa da Semia.

Abbiamo chiesto a Paola De Leo, la presidente di Semia, di fare un bilancio iniziale di questa esperienza e di spiegarci meglio chi e come potrà usufruire del finanziamento.

Per cominciare, raccontaci cos’è Semia e qual è la sua funzione?

Dal 2023, grazie a Semia, l’Italia può contare su un “fondo femminista”, che offre nuove opportunità alle associazioni femministe e a quelle impegnate nell’uguaglianza di genere nel nostro paese. Queste realtà possono ora beneficiare di fondi flessibili, programmi di crescita e opportunità di networking. Il fondo ha come obiettivo primario quello di rafforzare il movimento, ovvero quel vasto aggregato di organizzazioni formali e informali che si battono instancabilmente per promuovere i diritti e la parità di genere. Semia, dunque, raccoglie e distribuisce risorse e offre accompagnamento, mentoring e formazione a quelle organizzazioni che, pur avendo caratteristiche di competenza, passione e creatività, non riescono a trovare lo spazio per fiorire, strette fra la logica dei bandi pubblici – complessi e focalizzati sulla progettualità – e la filantropia privata, che in Italia dedica poca attenzione alle tematiche femministe.

Paola De Leo
Paola De Leo, Presidente di Semia

Cosa vuol dire attivare un fondo femminista in Italia oggi?

Avere un fondo femminista come punto di riferimento economico e formativo significa rafforzare la capacità di azione delle organizzazioni e amplificare l’impatto delle loro iniziative. Semia, inoltre, si propone di favorire una maggiore connessione tra i movimenti femministi italiani e il contesto europeo e internazionale – dove operano già circa 40 fondi femministi –, per aumentare il confronto e lo scambio di idee e di esperienze su problematiche spesso comuni a situazioni geografiche diverse.

Dall’attacco all’aborto al gender gap salariale, quali sono secondo te le priorità per raggiungere la parità nel nostro paese?

Gli ostacoli al raggiungimento dell’uguaglianza di genere non sono materia di opinione personale: le nostre performance sono costantemente monitorate dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige) in Europa e dal World Economic Forum (Wef) a livello mondiale. Da questi indicatori sappiamo che il nostro paese è l’ultimo in Europa per occupazione femminile e qualità dei contratti di impiego. Inoltre, è caratterizzato da un gap salariale significativo e da una scarsa alfabetizzazione finanziaria delle donne. Al di là dell’analisi delle cause complesse di questa situazione, e delle dovute differenze tra disoccupazione e sottoccupazione, il risultato che ne consegue è una condizione di “strutturale fragilità economica” delle donne italiane, che rimangono per molti versi “dipendenti” da altri produttori di reddito. Nonostante i progressi nelle quote di genere, le donne sono poi sotto-rappresentate in politica e nei ruoli di leadership aziendale: sebbene la legge Golfo-Mosca abbia incrementato la presenza femminile nei consigli di amministrazione, la presenza delle donne nei ruoli apicali e manageriali resta marginale.

E quali cause profonde individui per questa situazione?

Persistono barriere culturali e stereotipi di genere, per cui la leadership femminile è vista ancora come meno autorevole, e sono ancora forti le difficoltà nel conciliare lavoro e vita privata. Inoltre, i media rafforzano pregiudizi limitanti, e la mancanza di modelli di ruolo femminili aggrava il problema, rendendo necessarie politiche mirate per un cambiamento reale. L’Eige descrive chiaramente tutto questo, pur senza considerare altri aspetti gravissimi relativi in modo specifico al contesto italiano. Intanto, da un punto di vista intersezionale, la situazione del lavoro è veramente drammatica, e restano gravissimi gli attacchi all’autodeterminazione dei corpi, sia nella forma di continue e crescenti barriere poste all’esercizio del diritto all’aborto, che negli attacchi trasversali all’autodeterminazione di genere e ai diritti Lgbtqia+.

Quante realtà potranno usufruire del fondo quest’anno?

La capienza del bando per quest’anno sarà limitata: è il primo esperimento di erogazione della fondazione, e molti meccanismi devono essere ancora testati. Ricordiamo infatti che, a differenza di molta filantropia tradizionale, l’erogazione finanziaria non è il solo aspetto dell’intervento. A corollario di quest’ultima ci sono le azioni di capacity building, di accompagnamento e mentoring, anche per organizzazioni più piccole e informali. Inoltre, non siamo certe della risposta che riceveremo, ma immaginiamo che la necessità di questo tipo di supporto sia alta, specialmente per le piccole organizzazioni a cui il bando è rivolto. Dunque, dovremo fare delle valutazioni accurate nella selezione, che immaginiamo sarà di 15/20 organizzazioni. Sappiamo che non potremo intervenire subito su tutte le realtà meritevoli di aiuto. La nostra capacità di erogare è anche commisurata alla raccolta fondi che riusciamo a effettuare.

Da dove provengono i fondi erogati dal bando?

Per quest’anno perlopiù da fondazioni estere e da donatrici e donatori individuali, ma il pubblico italiano comincia a conoscerci e speriamo nel 2025 di poter dimostrare i risultati del nostro lavoro e convincere anche le aziende e le fondazioni più sensibili e innovative a collaborare con noi, per potenziare questo importante settore che lotta in prima linea per correggere una situazione molto grave per un paese democratico e per una potenza economica come l’Italia. Il bando 2024 offre contributi economici fino a 15.000 euro e un programma di formazione strutturato su sei aree chiave, tra cui strategia interna, comunicazione, fundraising e advocacy. Possono partecipare organizzazioni che lavorano nelle aree di autodeterminazione e difesa del diritto di scelta; lavoro, indipendenza e giustizia economica; educazione alla consapevolezza e supporto all’attivismo.

In corrispondenza della pubblicazione del bando avete annunciato un nuovo board, chi sono le componenti?

Semia conta su un advisory board d’eccellenza, formato da un gruppo di esperte e attiviste con competenze nei settori della giustizia di genere, dei diritti umani e della filantropia femminista, nonché nelle principali tematiche del movimento contemporaneo per i diritti di genere. Nell’ambito della salute riproduttiva e della difesa della libertà femminile abbiamo Elisabetta (Lisa) Canitano, una delle maggiori esperte italiane in materia di interruzione volontaria di gravidanza (Ivg); Silvia Menecali, attivista, sociologa, scrittrice e community manager e presidente di Civiltà Laica APS. Le nostre esperte di diversità, equità e inclusione (D&I) sono Sambu Buffa, consulente di comunicazione, con particolare attenzione alle problematiche delle donne con background migratorio; Asia Cione, attivista transgender e dei diritti Lgbtqia+, tra le principali esperte della tutela delle persone trans in Italia, communication strategist e portavoce dell’associazione Libellula APS; Eleonora de Nardis, sociologa delle relazioni internazionali, giornalista e scrittrice, impegnata come attivista nella lotta contro gli stereotipi di genere nei media. Per l’area femminismo e diritti delle donne abbiamo poi Claudia Fauzia, attivista esperta di femminismo e questione meridionale; Marion Duquesne, attivista ed esperta di diritti di genere, attualmente vicedirettrice della fondazione francese Mediterranean Women’s Fund; Azzurra Rinaldi, direttrice della School of Gender Economics presso l’Università Unitelma Sapienza e consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere. Molto importante per le attività di Semia è anche la competenza nell’ambito della filantropia. Qui abbiamo Giovanna Castagna, oggi direttrice della Fondazione Deloitte; Chiara De Luca, ricercatrice esperta di filantropia femminista e nella creazione di reti per il cambiamento sociale; Federica Maltese, fondatrice del Non Profit Women Camp, il primo evento dedicato alle donne del terzo settore.

Pubblicato su www.ingenere.it



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