Barbara Bonomi Romagnoli | Pink Bee Revolution
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Informazione e partecipazione per sconfiggere l’Aids

Può una malattia cambiare il mondo? La risposta di Cristiana Pulcinelli, giornalista scientifica e scrittrice, è sì.

Nel suo “Aids. Breve storia di una malattia che ha cambiato il mondo” [Carocci, 2017], libro agile e ricco di dettagli, Pulcinelli ricostruisce nel tempo e nello spazio la genesi di una malattia che causa ancora milioni di morti e che più di altre ha segnato l’immaginario comune, così come racconta Pulcinelli nella sua disamina che spazia dalla letteratura al cinema, dalle scoperte mediche alle scelte politiche e alle campagne della società civile.

CO-working, CO-sharing, CO-city, COoperazione, idee per cambiare il mondo: una Ted a Torino

Torino è la città italiana che più di tutte ha raccolto il testimone delle Ted Conference, ideate nei primi anni Ottanta nella Silicon Valley per andare a scovare “idee che meritano di essere diffuse”. L’edizione di febbraio 2018 ha privilegiato il prefisso “CO” declinandolo in CO-working, CO-sharing, CO-city, COoperazione sociale e molto altro, per mettere al centro il tema della ‘collaborazione’, del fare insieme, come chiave di volta per la lotta alla povertà, la promozione della pace, la difesa dei diritti e la costruzione dello sviluppo sostenibile.

Lavorare con il corpo: dialoghi tra femministe e prostitute

Sì, senza punto interrogativo: Sex work is work. E come tale va accolto. Non significa far propria quella scelta ma riconoscerne la dignità al pari di altre, accettando almeno di fermarsi ad ascoltare cosa hanno da dire le dirette e diretti interessati. E senza dover ogni volta ricordare che la tratta e lo sfruttamento sono altro e che le/i sexworker sono in prima fila nel combattere illegalità, soprusi e violenze. Sì, è vero che il lavoro sessuale scelto senza costrizione riguarda una minoranza di persone, ma sfuggire al confronto perché riguarda poche persone è come dire: non ci occupiamo più delle minoranze etniche o delle femministe perché non sono la maggioranza della popolazione.

 

La vera storia di nonno Renato, giornalista e partigiano a Roma, sfuggito ai nazisti con Lizzani e poi ucciso da sua moglie

 

«Il libro che abbiamo fra le mani è un romanzo nel senso più pieno del termine: perché parla soprattutto di quello che non si vede ma che ci portiamo dentro. Le speranze e le sconfitte, l’amore e la morte, la città di muri e la città di sentimenti», così Alessandro Portelli, storico e anglista alla Sapienza di Roma, definisce «Al centro di una città antichissima. La storia indicibile di un partigiano e di chi lo uccise» (Alegre, 2017) della giornalista Rosa Mordenti.

Strade e piazze che conservano memoria dei discorsi tra donne

«Perché coltivo una credenza: che le strade e i sentieri conservino le impronte di chi ci è passato. Credo che fosse l’alba di una settantina di anni fa quando per questa strada hanno camminato in ansia, guardandosi attorno, il nonno, la nonna, lo zio e la mia bellissima zia Lyda, incinta. Passi affrettati e atterriti, i loro, verso il convento delle suore che li avrebbe nascosti e protetti dalle bande fasciste e naziste che spadroneggiavano in città, sempre a caccia di ebrei. Guardo le loro impronte. Ripercorro la loro strada. I settant’anni trascorsi da allora mi sembrano pochissimi, si sente ancora, qui, il loro batticuore. Insieme al mio».

Si sente eccome il battito del cuore fra le pagine di questo agile e al tempo stesso così denso volume, Cartoline da Roma (Edizioni Unicopli, 2017], scritto da Lidia Campagnano, giornalista, saggista e voce autorevole del femminismo italiano. Si sente l’occhio attento di chi romana non è, di una donna che ha vissuto Roma con partecipazione e amicizia, con il desiderio di attraversarla per conoscerla davvero, alla ricerca di una mappa che ne restituisse la sua «trama storica, politica, ideale».

Il pensiero dell’alveare

“Ai passanti si presentava una scena palesemente grottesca: vedevano un uomo che si chinava verso terra e osservava rapito i fiori per poi scattare in piedi e mettersi a correre come se fosse impazzito, quindi si fermava ancora un po’ e di nuovo si rimetteva a correre. Un signore a passeggio si è avvicinato a mia moglie molto preoccupato: “Stia attenta, signora, c’è un pazzo nel bosco che continua a saltare in mezzo ai fiori”. E mia moglie gli ha risposto: “Non si preoccupi. È mio marito. Forse un po’ matto lo è, ma non è pericoloso”.

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